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    I territori di caccia di Federico II

  • I territori di caccia di Federico II hanno una storia millenaria da raccontare. L’itinerario alla scoperta della Puglia federiciana è tra i più suggestivi e affascinanti e vi lascerà senza parole per i capolavori di architettura e i meravigliosi paesaggi della “zona umida”. Di lui sappiamo che durante il tempo libero coltivava la sua grande passione per la caccia con il falcone, passatempo tipico della nobiltà cavalleresca medievale ma anche occasione di studio della natura, come attesta il trattato da lui redatto “De arte venandi cum avibus”. Uno dei territori più amati dal sovrano furono proprio le campagne nei pressi della Città di Salpi, con la sua foresta e la sua laguna. 
     
    Siamo nella Terra di Capitanata tra il fiume Ofanto e il lago Salso e continuando il vostro itinerario sulla costa, a catturare la vostra attenzione saranno le Saline di Margherita di Savoia, le saline più grandi d’Europa, popolate da tantissime specie animali e vegetali. La zona umida è di notevole interesse per la presenza di diverse specie di uccelli come i fenicotteri rosa, le anatre, i germani reali, i fischioni e, ancora, i moriglioni, le rare morette tabaccate, gli aironi e le folaghe. La fauna, inoltre, è caratterizzata dalla presenza di mammiferi come il tasso, la faina, il riccio e la volpe.
     
    E proprio limitrofa alle Saline si trova la “Casa di Ramsar”, Il Centro di Educazione Ambientale del Comune di Trinitapoli, che vi accoglierà e vi introdurrà alla conoscenza e alla scoperta delle Wetlands con laboratori ed escursioni tenute dalle nostre guide naturalistiche. Ma di questo Imperatore, definito lo “Stupor mundi”, il “Puer Apuliae”,amatissimo grazie alla poliedricità e al fascino della sua personalità, uomo coltissimo con una passione sconfinata per le scienze matematiche e l’astronomia, e con un interesse particolare per la “cura corporis”, dobbiamo cogliere l’aspetto innovativo del suo modo di essere: “un vero naturalista di altri tempi”.
     
     
    L’interesse di Federico per le migrazioni degli uccelli era notevole. La sua opera include una dissertazione sui vari tipi di uccelli che migrano, sul perché migrano, dove si spostano e in quale periodo dell’anno e dove sostano lungo la migrazione. In generale attribuiva gli spostamenti stagionali degli uccelli all’ arrivo del clima rigido e alla conseguente scarsità di cibo, ma fu sempre attento a sottolineare che le differenti soglie di tolleranza a queste condizioni ambientali portavano a strategie migratorie differenti. Per esempio, le specie più adattabili spesso percorrevano distanze più brevi, mentre le specie dotate di particolari preferenze alimentari dovevano spostarsi più lontano per trovare cibo in abbondanza.
     
    A proposito delle varie elucubrazioni date al numero otto, ricorrente in maniera ossessiva nell’architettura di Castel del Monte, vogliamo cogliere questo filo conduttore per condurvi in questo viaggio attraverso le bellezze naturalistiche del nostro territorio con una magia unica, direi esoterica.
     
    C’è anche chi pensa che Castel del Monte sia nato come un tempio del sapere, un osservatorio astronomico, in cui dedicarsi indisturbati allo studio delle scienze. E chissà che questo antico “resort” non abbia avuto una funzione proprio di centro benessere atto alla rigenerazione dello spirito e del corpo dopo le battute di caccia.